QUESTO NON È UN POSTER – Il senso della vita
“Questo non è un poster – Il senso della vita” è il titolo scelto dalla Casa per la Vita “Artemide” di Racale per lanciare, dopo il successo della prima, la seconda Campagna di sensibilizzazione contro il pregiudizio sul disagio mentale al fine di favorire l’inclusione sociale delle persone affette da disturbi “della mente”.
Su ogni manifesto affisso per le vie principali di Racale, a partire dal 10 ottobre 2021 – data in cui si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale – vi è un ritratto eseguito dai ragazzi e le ragazze con differenti abilità che partecipano al Laboratorio Tantemani della serigrafia artigianale Officine Tantemani di Bergamo. Sui manifesti – 18 per essere precisi – il ritratto è accompagnato dalla dicitura “Io sono…” con il nome dell’ospite disegnato e un QR-Code che, inquadrato tramite smartphone, invia sul telefonino la risposta che egli ha dato alla domanda “Qual è il senso della vita per te?”
In altre parole, “Questo non è un poster” è un manifesto “aumentato” che intende rivelare a chi lo osserva un po’ della vita di una persona: il volto, il nome, la sua visione della vita: informazioni base per una prima presentazione che si rispetti, anche se mediata da un manifesto. L’intento dell’iniziativa – sostiene Walter Spennato, sociologo e coordinatore della struttura – “è quello di mettere in comunicazione la comunità di persone residenti nella Casa per la Vita con la una comunità più ampia, quella cittadina, soggetti che da quest’ultima vogliono essere ri-conosciuti e integrati senza pregiudizi”. Si vuole pertanto perseguire la lotta allo “stigma”, parola quest’ultima attualmente usata per indicare che la diagnosi di malattia mentale e i comportamenti che la accompagnano, risvegliano nelle persone atteggiamenti negativi e di rifiuto senza che ci sia una conoscenza del problema. Lo “stigma” che accompagna la malattia mentale, crea un circolo vizioso di alienazione e discriminazione, intesa come privazione di diritti e benefici, per la persona malata, la sua famiglia e tutto l’ambiente ad essi circostante, diventando spesso la fonte principale di un grave isolamento sociale, dell’incapacità a trovare una casa o un lavoro, di comportamenti di abuso di alcool e di sostanze, di fenomeni di emarginazione e di una protratta marginalizzazione.
Questa è una vita, dunque, non (solo) un poster, rimodulando il titolo della campagna di sensibilizzazione si riesce meglio a comprenderne il senso e le finalità ultime dell’originale iniziativa.