ATTACCHI D’ARTE – L’arte come terapia emotiva
L’arte come terapia emotiva . È questa l’idea-base di Attacchi d’arte, un progetto che è giunto alla sua quinta edizione, e che vede la presenza in struttura di pittori, illustratori, ceramisti che si troveranno a parlare di sé e della loro arte con persone affette da “disturbi della mente”, ma non per questo incapaci di ascoltare, comprendere e realizzare con l’artista un vero e proprio workshop.
L’artista ha così la possibilità di trovarsi di fronte ad un pubblico “speciale”, persone che hanno bisogno di attenzioni speciali e costruire con loro un piccolo “percorso artistico” basato sull’ascolto, l’insegnamento di una tecnica e la creazione dell’opera d’arte.
Creare partendo dalle proprie emozioni, riuscire a incanalarle in un disegno, in un manufatto, dare forma alla fantasia, ma anche sfogo al disagio, alla sofferenza, questo è l’obiettivo di un “attacco d’arte”, che diventa terapia pura, emotiva, naturale.
L’arte, dunque, è momento creativo di gruppo. L’arte come sfogo emotivo, che diventa segno, di-segno, che diventa colore, miscuglio di colori, miscuglio di umori. È risaputo, infatti, che l’opera artistica costituisce un mezzo efficace di regolazione dell’attività emozionale. Nel processo creativo s’impara a essere più vivi e presenti, a comunicare con se stessi e con gli altri, a rompere gli schemi routinari, ad abbandonare il conosciuto e scoprire nuove prospettive.
L’attività artistica, com’è risaputo, offre la possibilità di uno sviluppo più ampio della personalità. Emozioni e sensazioni sono gli strumenti per procedere verso il benessere e mantenere così un buono stato di salute. Il processo creativo inizia con il lasciarsi andare così come si è: si esprimono idee, impulsi, impressioni, desideri, emozioni liberandole attraverso il mezzo artistico.
Anche questo progetto s’inserisce nella logica di creare momenti di contatto tra due mondi così vicini eppure così lontani: quello esterno alla struttura, ancora vittima di pregiudizi sui cosiddetti “disturbi mentali”, e quello interno.
Al fine di sensibilizzare e coinvolgere chi intende avvicinarsi alle tematiche dell’inclusione sociale e del disagio mentale è possibile prenotarsi per partecipare ad un “Attacco d’arte” chiamando in struttura: l’evento è aperto a 5 persone.
Gli appuntamenti con gli artisti
Montelli, art director in numerose case editrici, tra cui l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, ha al suo attivo numerose mostre di grafica e di illustrazioni in Italia e all’estero. Per Rai2 ha realizzato sigle e storie animate in programmi per ragazzi. Si è interessato ad ogni campo applicativo della fotografia, da quella scientifica a quella documentaristica.
Dal 1983 al 1990 ha realizzato per il settimanale “L’Espresso” le illustrazioni per numerose copertine.
Ha collaborato continuativamente con il quotidiano “La Repubblica” e con il magazine “Il Venerdì de La Repubblica”, per il quale ha realizzato le illustrazioni di numerosi dossier, le grandi tavole della rubrica Wimbledon e i ritratti di personaggi famosi per la rubrica “Le grandi interviste”.
Dal 1988 ha diretto i corsi di illustrazione e insegnato Illustrazione editoriale e costruzione dell’immagine presso l’Istituto Europeo di Design a Roma, poi presso l’Istituto di Comunicazione e Immagine – Multimedia (ICEI).
Ha tenuto lezioni di linguaggi grafici e fotografici all’interno del Corso di Perfezionamento – Master in “New media e Comunicazione” presso l’Università di Roma Tor Vergata. Nel 1993 prende parte alla grande mostra di illustrazione e pubblicità al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal titolo” il Disegno consumato, il Consumo disegnato”.
Nel 1998 ha fondato l’Accademia dell’Illustrazione e Comunicazione Visiva a Roma, dove ha diretto i corsi e insegnato figura, costruzione dell’immagine e illustrazione editoriale. Collabora con il quotidiano “Europa” per il quale ha realizzato le grandi tavole del paginone “Dialoghi”. Ha realizzato due mostre presso la libreria Odradek a Roma: “Le copertine senza tette” (le copertine de L’ESPRESSO dal 1983 al 1989) e “Pinocchio & C.” in occasione della presentazione del libro “Pinocchio” di Collodi edito dalla casa editrice Odradek.
È del 2004 una mostra delle grandi illustrazioni del “Pinocchio” presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce dal titolo “Comunicazione Visiva e l’Arte di Generare Visioni” che lo ha visto impegnato in convegni e workshop con gli allievi della stessa Accademia. Successivamente una grande mostra antologica presso il Museo provinciale S. Castromediano di Lecce dal titolo “Dalla favola al Mito”. Ultimamente ha ripreso a lavorare con la creta per realizzare le “Illustrazioni di Argilla”. Del 2016 il libro “Il Barone di Münchhausen” edito da Odradek e successivamente la mostra delle grandi tavole del Barone e le sculture in argilla presso il Palazzo Ducale di Cavallino.
La Rollo, che per diversi anni ha vissuto e lavorato a Roma, dopo essersi laureata in letteratura e studiato illustrazione editoriale a Milano e grafica editoriale a Roma, crea illustrazioni per riviste, per l’infanzia e per la pubblicità, sviluppa storyboard pubblicitarie e video di animazione, video motion e storytelling digitali, ma anche game app.
Ha all’attivo diverse esperienze lavorative nel campo pubblicitario e fa parte di CALM, un collettivo nel quale confluiscono diversi artisti del territorio salentino, tra fumettisti, illustratori e disegnatori, il cui scopo è quello di costituire una rete che favorisca lo scambio di esperienze singole e collettive, che si concretizza nella pubblicazione di una rivista di illustrazione e fumetto (LA MANTICE), a cadenza quadrimestrale seguendo il solco del graphic journalism.
Ha realizzato le illustrazione di “Barbablues”, edito da Pietre vive editore (2019). Ha collaborato con Lamantice_mag, ROSSO35, OLTRE COLLAGE. Partecipa a mostre individuali e collettive, fiere di settore (The House of Illustration Fair, London 2018), eventi e manifestazioni culturali.
Questo progetto – sostiene ancora Spennato – s’inserisce nella logica di creare momenti di contatto tra due mondi così vicini eppure così lontani: quello esterno alla struttura, ancora vittima di pregiudizi sui cosiddetti “disturbi mentali”, e quello interno.